Transizione ecologica: cosa prevede il nuovo Piano Nazionale

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Il Piano Nazionale per la Transizione Ecologica è un nuovo ambizioso strumento che dovrà cercare di coordinare tutte le misure ambientali nel percorso di transizione ecologica da oggi al 2050. In questo articolo ne scopriamo temi e obiettivi e capiamo l’importanza della transizione ecologica e di nuovi modelli energetici, economici e sociali per la salvaguardia del pianeta.

Data pubblicazione: 25-08-2022
Autore: Rosalia Tatano
Transizione ecologica: cosa prevede il nuovo Piano Nazionale

Cos’è il Piano per la Transizione Ecologica (PTE)

Approvato l’8 marzo con delibera del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE), il Piano per la Transizione Ecologica è uno strumento di coordinazione e programmazione sulle numerose misure previste dal Green Deal e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in merito alla transizione ecologica.

Il Piano Nazionale per la Transizione Ecologica, in linea con il rinnovato interesse costituzionale per la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, dovrà coordinare tutte le numerose politiche legate alle misure essenziali del piano:

  1. riduzione delle emissioni di gas climalteranti;
  2. mobilità sostenibile;
  3. miglioramento della qualità dell’aria;
  4. contrasto del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo;
  5. tutela delle risorse idriche e delle relative infrastrutture;
  6. ripristino e rafforzamento della biodiversità;
  7. tutela e sviluppo del mare:
  8. promozione dell’economia circolare, della bioeconomia e dell’agricoltura sostenibile.

Queste otto misure previste dal Piano per la Transizione Ecologica, integrate con il PNRR, con la digitalizzazione e con la transizione energetica, agiscono su cinque macro-obiettivi condivisi a livello europeo in termini di transizione ecologica:

  • Neutralità climatica;
  • Azzeramento dell’inquinamento;
  • Adattamento ai cambiamenti climatici;
  • Ripristino della biodiversità e degli ecosistemi;
  • Transizione verso l’economia circolare e la bioeconomia.

Il contesto comunitario in cui si inserisce il PTE

Tema fondante delle politiche europee in materia di tecnologia, sostenibilità ambientale ed energia, la transizione ecologica è un tema vastissimo che cerca di contrastare emergenze sociali, ambientali ed economiche.

La Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ratificata da 196 Paesi in tutto il pianeta, attraverso l’Accordo di Parigi nel 2015 ha fissato l’obiettivo molto ambizioso per il 2030 di contenere a meno di 2 gradi centigradi l’aumento delle temperature, attraverso l’impegno concreto di tutti gli stati firmatari a fare tutto il possibile per ottenere questo risultato, mirando a una riduzione del 55% delle emissioni di gas a effetto serra.

La strategia è stata aggiornata nel 2020 in Unione Europea attraverso il Green Deal europeo, o Patto Verde, che mira a raggiungere la neutralità climatica (la Carbon Neutrality) entro il 2050. Questo obiettivo può essere raggiunto soltanto attraverso un intervento che possa operare su tutti i settori dell’economia preservando la competitività a livello mondiale dell’economia dell’Unione Europea.

Fonti rinnovabili, decarbonizzazione, mobilità elettrica, economia circolare, riduzione di pesticidi, tecnologie digitali avanzate, maggiore rendimento energetico, minore spreco di materiali, infrastrutture: sono soltanto alcuni dei temi presi in considerazione dalle politiche per la transizione ecologica a cui l’UE sta mirando.

È con forte attenzione verso questi temi che il Piano per la Transizione Ecologica è stato redatto dal CITE e verrà monitorato annualmente.

Le misure del Piano Nazionale per la Transizione Ecologica in sintesi

Gli interventi del Piano Nazionale sulla Transizione Ecologica si sviluppano attraverso obiettivi molto variegati, per via dei tanti temi su cui operano.

Sul tema della decarbonizzazione, il piano prevede la totale dismissione dell’uso del carbone per la generazione di energia elettrica entro il 2025 e un uso per il 72% di fonti rinnovabili entro il 2030, l’elettrificazione spinta dei consumi, strumenti di raccolta e stoccaggio di CO2, sostituzione dei mezzi agricoli più inquinanti, uso di materiali riciclati o meno inquinanti per l’edilizia e una maggiore attenzione per le foreste per il riassorbimento delle emissioni nazionali.

I trasporti sono a loro volta responsabili del 26% delle emissioni. Il piano vuole spingere a una mobilità sostenibile attraverso la progressiva conversione a veicoli elettrici, a idrogeno e a biocarburanti, emissioni zero per navi e aerei, raddoppio del traffico ferroviario ad alta velocità entro il 2030, migliori possibilità di fruizione dei trasporti pubblici in tutto il territorio nazionale, migliore gestione dei trasporti merci.

Azzerare l’inquinamento entro il 2050 è un altro obiettivo ambizioso del Piano per la Transizione Ecologica, che condivide con l’Unione Europea gli obiettivi intermedi di ridurre di più del 55% le morti causate dall’inquinamento atmosferico e di ridurre del 50% la produzione di rifiuti urbani.

Il PTE, ancora, si sofferma su quelle misure necessarie a contrastare il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico, mirando a migliorare e potenziare la gestione delle risorse idriche per contrastare i sempre più frequenti problemi di siccità. L’obiettivo è quello di migliorare la sicurezza del territorio, ripristinare e rafforzare la biodiversità con azioni mirate entro il 2026, azzerare il consumo netto del suolo e rendere più efficienti tutte le infrastrutture idriche entro il 2040.

L’attenzione rivolta alla biodiversità viene rivolta anche e specificatamente alla tutela del mare contro l’inquinamento e il traffico marittimo e al contrasto alla pesca illegale.

Infine è rivolta una cura particolare alla promozione dell’economia circolare. Il termine economia circolare indica, a livello internazionale, un modello di piena rigenerazione delle risorse, nel quale i rifiuti vengono integralmente reimmessi nel ciclo produttivo in modo da gestirne lo smaltimento attraverso la loro reintroduzione nel sistema finché possono essere utili in qualche modo.

L’obiettivo a lungo termine del piano - e delle politiche europee - è di modificare del tutto il modello sottrattivo delle risorse ambientali sostituendolo con un modello additivo che possa ridurre al minimo il consumo di materie prime non rinnovabili e favorire la transizione ecologica ed energetica.Di particolare interesse sotto l’aspetto dell’economia circolare sono inquadrati i progetti ideati dal PNRR: le “Isole Verdi”, che mirano a rendere circolari dal punto di vista energetico e di risorse le piccole isole del territorio italiano, e le “Comunità Verdi”, che spingono alla formazione di forme cooperative di sviluppo sostenibile nelle piccole comunità.