RePowerEU: un piano europeo per sostituire i combustibili fossili
Attraverso il piano RePowerEU l’Unione Europea ha espresso molto chiaramente quelli che saranno gli obiettivi dei prossimi anni: ridurre le emissioni attraverso la produzione di energia sicura ed eliminare il più possibile la dipendenza dal gas e dal petrolio proveniente da paesi esterni all’UE.
Un piano a tante tappe che non pensa soltanto a ridurre l’uso dei combustibili fossili, ma ad accelerare la transizione verde (con l’obbligo di installazione di pannelli solari sui nuovi edifici commerciali, pubblici e residenziali, tra le altre novità), a rendere più ecologico tutto il settore industriale (con riduzioni di miliardi di metri cubi di emissioni nell’industria del cemento, dei minerali, del vetro e della ceramica), e a risparmiare più energia per favorire la transizione.
RePowerEU richiede uno sforzo comune a tutti i cittadini per attuare la transizione ecologica, e nell’ottica di diversificare il nostro approvvigionamento energetico appare anche ovvia la posizione nei confronti delle caldaie a gas.
Il piano, infatti, introduce dei limiti di progettazione ecocompatibile più rigorosi per i sistemi di riscaldamento, che implicano il 2029 come data finale per l’immissione sul mercato di caldaie a combustibili fossili autonome, cioè non assistite da fonti rinnovabili.
Questo significa che sarà vietato installare caldaie capaci di utilizzare i combustibili fossili come il gas? Non proprio. Quello che la Normativa Europea sta cercando di scoraggiare è l’uso esclusivo del gas naturale, favorendo al contrario obiettivi di efficienza energetica attraverso altre soluzioni capaci di operare insieme a quelle attualmente esistenti. Tra queste non è del tutto escluso ad esempio il biogas, prodotto largamente in Europa e meno inquinante del metano (che è un gas serra particolarmente potente).
È quindi probabile che entro il 2029 la maggior parte delle caldaie a gas saranno pronte a funzionare con delle miscele di biogas e idrogeno, e che l’effettiva eliminazione totale della componente fossile nel circuito energetico europeo sia un po’ più lontana. Gas metano e nucleare sono stati inseriti nella tassonomia verde europea anche per questo motivo: nell’ottica di un futuro pulito, è sicuramente necessario fare degli sforzi e assecondare il processo, ma è impossibile tagliare del tutto i ponti con le fonti fossili fin da subito.
Alcune soluzioni, però, sono particolarmente indicate (e poco costose) per facilitare questo processo, e il contributo della biomassa (sia che si tratti di caldaia a pellet che di caldaia policombustibile) è in alcuni contesti un’alternativa ottimale a impatto ambientale nullo.
La biomassa può sostituire il gas?
L’impatto sull’ambiente del gas naturale non è da imputarsi esclusivamente alle emissioni (che vengono ridotte nel caso di soluzioni ibride con biogas e altri elementi). A incidere sull’ambiente sono anche i trasporti, lo stoccaggio e tutte le fasi di fornitura del combustibile. Anche per questo motivo RePowerEU cerca di spingere per soluzioni che non richiedano l’apporto di giacimenti situati fuori dall’UE.
Le biomasse, in questo senso, sono in alcuni casi una soluzione molto funzionale, perché una caldaia a biomasse consente di trasformare scarti agricoli in risorse vere e proprie, abbattendo l’impatto ambientale della risorsa energetica. Al contrario di altre soluzioni rinnovabili, inoltre, l’uso della biomassa non è condizionato dalle condizioni climatiche, dagli orari del giorno e dalle stagioni, come invece accade per il fotovoltaico e per l’eolico.
Non è la soluzione definitiva al problema energetico - e nessuna fonte rinnovabile, da sola, può esserlo - ma è una soluzione che in specifici casi può essere efficiente quanto il gas abbattendo l’impatto ambientale e i costi.
Per alcuni settori industriali, ad esempio, il prezzo dell’energia sta diventando del tutto insostenibile, e probabilmente andrà sempre peggio nei prossimi mesi. Molte aziende agricole possiedono già scarti agricoli da poter utilizzare a costo zero e a chilometro zero.
Strutture ricettive, piscine, palestre e attività che necessitano di mantenere riscaldamenti elevati per processi produttivi come oleifici, aziende di essiccazione di prodotti alimentari, capannoni industriali, falegnamerie, e così via: sono tutti esempi di attività che necessitano di soluzioni ideali (e meno costose) per il riscaldamento e per le quali l’uso di caldaie a biomassa può davvero fare la differenza.
Esattamente come può fare la differenza una caldaia a biomassa in complessi residenziali o edifici abitativi. Aree non servite dal gas metano, oppure semplicemente inserite all’interno di zone ad alta densità boschifera e quindi ricchissime di scarti di potatura, sono le aree in cui è maggiormente consigliato l’uso delle biomasse anche a scopi domestici e privati.Alto rendimento termico, bassi prezzi, comodità di utilizzo, facilità di reperimento del combustibile e pieno rispetto dell’ecosostenibilità con una caldaia a biomassa: soluzioni semplici che riescono pure a favorire il piano RePowerEUe il sogno di un futuro verde per l’Europa. E, magari, anche per noi.